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BUDAPEST

  • Immagine del redattore: Zuck
    Zuck
  • 18 feb
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 26 feb

Sarà per il Danubio che la sera fa da specchio alla città che lo circonda, saranno le luci degli edifici o forse sono i ponti. Scopriamo Budapest detta anche, a ragione, “la Parigi dell’Est” o “la Perla del Danubio”.



Breve accenno storico

Chiamata Obuda dai celti e Aquincum dai romani, la città nasce ufficialmente come colonia romana nel 14 ac. Scacciati i romani nell’896 dalle sette tribù magiare, venne ufficialmente fondata sulle due rive del Danubio: rispettivamente Buda, parte collinare della città e Pest. 


I Turchi, intorno al 1500/1600 presero entrambe le città portando la cultura ad un livello differente da quello conosciuto: alcune terme antiche divennero hammam e sulla Collina delle Rose venne posto il giardino pensile di Gul Baba con il suo mausoleo. 


Nel 1873 la città divenne la seconda per importanza dell’impero austroungarico e unita in via definitiva come Budapest. Solo dopo la prima guerra mondiale però la città divenne quella che ci si presenta oggi...



I ponti, patrimonio vero della città di Budapest

La bellezza della città è sicuramente data anche dai ponti principali che uniscono Buda e Pest. Il Ponte delle Catene, il più antico e simbolo della città, trova la sua maestosità nell’affascinante armonia tra il ferro e la pietra delle torri. Il Ponte delle Libertà, con il suo colore verde anche nei rivetti, regala agli occhi di chi guarda una trama come un vezzo. Il Ponte Elisabetta, infine, è il più moderno ma nonostante questo, le linee e il colore lo fanno armoniosamente convivere nel paesaggio che lo circonda. 



Palazzo del Parlamento

E proprio tra l'800 e il 900 viene costruito il Palazzo del Parlamento a Pest. Di carattere Neogotico, si specchia nel Danubio creando suggestioni profonde negli occhi di chi lo guarda. Di colore bianco e rosso, ha guglie che svettano e risplendono per tutta la sua estensione orizzontale; segue il fiume come fosse magica parte integrante.



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